Jack's plants & animals
mercoledì 5 gennaio 2011
Pappagalli in libertà
Le cotorre dal collare (Psittacula krameri) ed altri tipi di pappagalli si sono trasformati in specie invasore, e grazie alla loro adattabilità e velocità riproduttiva, stanno espandendo sempre di più il loro areale. In Spagna sono presenti ormi varie popolazioni stabili, anche se la prima volta che vidi pappagalli in libertà fu ad Amsterdam e successivamente nei giardini Vaticani.
Le cotorre, in questo caso originarie di Africa e Asia, hanno il difetto di fare molto chiasso, motivo per il quale molti proprietari pensarono di disfarsi di loro liberandole, cosa per altro proibito.
Nelle prime due foto potete vedere un nido comunitario, utilizzato dapiù coppie. È situato al finale di rami molto alti, quasi irraggiungibile dai predatori, con i fori di entrata rivolti verso il basso. Questo nido è utilizzato da almeno 3 anni, mentre ce ne sono altri di nuovi ed in costruzione sui pini marittimi delle vicinanze.
Ho notato che mangiano un po' di tutto, e grazie a questa qualità riescono a soppravvivere in tutte le stagioni dell'anno. Mangiano molti tipi di bacche e semi disdegnati da altri uccelli, come i semi di eucalipto o i semi racchiusi nei baccelli di quest'albero.
Ci sono varie specie di pappagalli in libertà nei parchi di Valencia, come le cotorre della patagonia, la cotorra argentina e qualche coppia di Aratinga finschi che nidificano nelle cavità degli alberi, in genere pioppi.
domenica 5 dicembre 2010
Lophophora alberto-vojtechii
Ormai è passato quasi un anno da quando ho seminato le prime Lophophora alberto-vojtechii e, come era da aspettarsi, sono rimasto colpito dalla lentezza di crescita. Di 30 semi piantati in germinatoio, ne sono nati una decina, ma purtroppo ne morirono circa la metà per colpa di un attacco fungino di cui mi accorsi in ritardo. Così ho anche perso un esemplare dal colore chiaro (nonostante le lampade day-light) che con tutta probabilità era variegato.
Dei semenzali rimasti ne innestai i tre di maggiori dimensioni su Selenicereus grandiflorus, e lasciai due semenzali più piccoli su proprie radici. La crescita degli innesti è stata abbastanza rapida, in pochi mesi due di loro hanno raggiunto le dimensioni standard della specie di 1,5 - 2cm, mentre un terzo innesto ho dovuto passarlo su Trichocereus pachanoi a causa della morte del portainnesto (ho esagerato con l'acqua..) e deve ancora mettersi bene in tiro.
Per fare gli innesti basta tagliare i semenzali appena sopra le radici con una lametta da barba disinfettata con dell'alcol, e appoggiarli sopra il portainnesto all'altezza dei fasci, che nel caso del Selenicereus si trovano nel centro, facilitando notevolmente l'operazione (in Pereskiopsis e Trichocereus sono decentrati "ad anello"). Una leggera pressione per alcune ore sopra alla marza è sufficiente affinchè rimangano "incollati", poi bisogna mettere gli innesti in un luogo umido (in sacchetto trasparente per esempio) affinchè non si secchi il taglio e il semenzale. Dopo qualche giorno si puó rimettere all'aria e in una decina di giorni si dovrebbe notare il rigonfiamento della marza, segnale che il tutto è andato alla meglio.
Le due piantine su proprie radici sono ancora diminute, non arrivano neanche al mezzo centimetro, non appena otterrò semi autoprodotti voglio provare semine su differenti substrati. In natura infatti la L. alberto-vojtechii cresce su depositi alluvionali pianeggianti, nei pressi di San Luis Potosì (SLP), Zacatecas e Coahuila (Messico). Vorrei provare in particolare con del terriccio sabbioso che ho trovato vicino a dei fiumi che mi sembra l'ideale, soprattutto confrontandolo con le foto in habitat che potete vedere in lophophorainfo
Ora ho imparato a non evere troppa fretta e a moderare le innaffiature degli innesti, in genere lascio che il terriccio si asciughi bene per alcuni giorni prima di dare nuovamente acqua, in questo modo riduco al minimo l'uso di fungicidi e posso prevenire il formarsi di alghe verdi in superficie, che soprattutto nei semenzali in germinatoio costituiscono spesso un problema. Come prodotti antifungini consiglio quelli sistemici, che vengono assorbiti dalle radici e distribuiti nella pianta, così da avere una protezione più completa. Ogni tanto dó anche del concime minerale per cactus (NPK 4-8-12), ma in quantità ridotte rispetto quello consigliato nella confezione, per evitare possibili eccessi di azoto (N).
L'innesto meglio riuscito, cominciano ad uscire dei polloni che potrò reinnestare o far radicare |
Ormai è passato quasi un anno da quando ho seminato le prime Lophophora alberto-vojtechii e, come era da aspettarsi, sono rimasto colpito dalla lentezza di crescita. Di 30 semi piantati in germinatoio, ne sono nati una decina, ma purtroppo ne morirono circa la metà per colpa di un attacco fungino di cui mi accorsi in ritardo. Così ho anche perso un esemplare dal colore chiaro (nonostante le lampade day-light) che con tutta probabilità era variegato.
Dei semenzali rimasti ne innestai i tre di maggiori dimensioni su Selenicereus grandiflorus, e lasciai due semenzali più piccoli su proprie radici. La crescita degli innesti è stata abbastanza rapida, in pochi mesi due di loro hanno raggiunto le dimensioni standard della specie di 1,5 - 2cm, mentre un terzo innesto ho dovuto passarlo su Trichocereus pachanoi a causa della morte del portainnesto (ho esagerato con l'acqua..) e deve ancora mettersi bene in tiro.
Innesto su Trichocereus pachanoi |
Per fare gli innesti basta tagliare i semenzali appena sopra le radici con una lametta da barba disinfettata con dell'alcol, e appoggiarli sopra il portainnesto all'altezza dei fasci, che nel caso del Selenicereus si trovano nel centro, facilitando notevolmente l'operazione (in Pereskiopsis e Trichocereus sono decentrati "ad anello"). Una leggera pressione per alcune ore sopra alla marza è sufficiente affinchè rimangano "incollati", poi bisogna mettere gli innesti in un luogo umido (in sacchetto trasparente per esempio) affinchè non si secchi il taglio e il semenzale. Dopo qualche giorno si puó rimettere all'aria e in una decina di giorni si dovrebbe notare il rigonfiamento della marza, segnale che il tutto è andato alla meglio.
Per produrre pressione sulla marza si possono usare elastici o, come in questo caso, un piccolo e leggero vassoio di plastica |
Dopo due settimane la marza comincia a gonfiarsi, segnale che l'innesto è riuscito |
Lo stesso innesto dopo dieci mesi, ormai misura quasi due cm di diametro |
Le due piantine su proprie radici sono ancora diminute, non arrivano neanche al mezzo centimetro, non appena otterrò semi autoprodotti voglio provare semine su differenti substrati. In natura infatti la L. alberto-vojtechii cresce su depositi alluvionali pianeggianti, nei pressi di San Luis Potosì (SLP), Zacatecas e Coahuila (Messico). Vorrei provare in particolare con del terriccio sabbioso che ho trovato vicino a dei fiumi che mi sembra l'ideale, soprattutto confrontandolo con le foto in habitat che potete vedere in lophophorainfo
Semenzale di Lophophora alberto-vojtechii a 10 mesi di età |
Ora ho imparato a non evere troppa fretta e a moderare le innaffiature degli innesti, in genere lascio che il terriccio si asciughi bene per alcuni giorni prima di dare nuovamente acqua, in questo modo riduco al minimo l'uso di fungicidi e posso prevenire il formarsi di alghe verdi in superficie, che soprattutto nei semenzali in germinatoio costituiscono spesso un problema. Come prodotti antifungini consiglio quelli sistemici, che vengono assorbiti dalle radici e distribuiti nella pianta, così da avere una protezione più completa. Ogni tanto dó anche del concime minerale per cactus (NPK 4-8-12), ma in quantità ridotte rispetto quello consigliato nella confezione, per evitare possibili eccessi di azoto (N).
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venerdì 3 dicembre 2010
Pyrrhura picta roseifrons & Pyrrhura rupicola
La specie picta è ben distribuita lungo tutta l'Amazzonia, è presente in Brasile, Guayana, Suriname, Venezuela, Bolivia e Colombia. L'ampia distribuzione spiega anche il gran numero di sottospecie:
P. picta "picta", "amazonum", "caeruleiceps", "subandina", "microtera", "lucianii", "roseifrons".
Di misura un poco più piccola della perlata, direi più snella, si caratterizza anche per un carattere piuttosto schivo e timoroso, il quale potrebbe essere un problema per indurle alla riproduzione, se non le diamo un luogo calmo e il tempo necessario affinchè si adattino (quindi molta pazienza..). La mia coppia ad esempio ha "rifiutato" il nido per quasi un mese, strillava ogni volta che qualcuno passava davanti la stanza, poi con alcuni accorgimenti e un po' di pazienza si sono tranquilizzate. Ora invece di strillare, quando entro a dar loro da mangiare, si buttano al volo dentro al nido e al massimo escono un poco con la testa per sbirciare le mie intenzioni.
Come avrete già capito il termine "roseifrons" fa riferimento al capo di colore rosso fuoco, colore presente anche sul petto, mentre la gola è grigiastra, coda marroncina, remiganti azzurre, e resto del corpo verde.
Le Pyrrhura in genere possono essere molto prolifiche, con covate di anche 8 uova, sebbene in genere siano 4-5. L'incubazione dura sui 22-23 giorni, e le uova vengono deposte a giorni alterni e covate quasi da subito. Questo fa sì che i primi pulcini nascano con alcuni giorni di anticipo sugli ultimi, e quindi è normale vedere polletti in fasi differenti di crescita e grandezza. Se qualche ultimo pulcino rimane denutrito, o se semplicemente si vuole ottenere soggetti completamente addomesticati, si può optare per l'allevamento a mano. A questo scopo si possono usare i preparati presenti in commercio e utilizzare una siringa (senza ago ovviamente) per imbeccarlo.
Prima di dargli da mangiare bisogna assicurarsi che il gozzo si sia svuotato dalla precedente razione. Per la quantità da dare, sarà il polletto stesso a far capire quando è sazio. Di solito man mano che cresce si diminuisce il numero di razioni, ma si aumenta la quantità di cibo data. Da tre razioni al giorno passeremo quindi a due e in fine ad una al giorno, mentre il pappagallino comincerà gradualmente a mangiare da solo frutta e semi.
I piccoli sono implumi alla nascita, ma presto comineranno a presentare un fitto e soffice piumino. Man mano che crescono spuntano le prime penne, racchiuse inizialmente da un astuccio cheratinico che si aprirà facendole "schiudere".
I piccoli solitamente abbandonano il nido a quasi due mesi d'età, e saranno dipendenti dai genitori per qualche tempo finchè non sapranno mangiare autonomamente.
P. picta "picta", "amazonum", "caeruleiceps", "subandina", "microtera", "lucianii", "roseifrons".
Di misura un poco più piccola della perlata, direi più snella, si caratterizza anche per un carattere piuttosto schivo e timoroso, il quale potrebbe essere un problema per indurle alla riproduzione, se non le diamo un luogo calmo e il tempo necessario affinchè si adattino (quindi molta pazienza..). La mia coppia ad esempio ha "rifiutato" il nido per quasi un mese, strillava ogni volta che qualcuno passava davanti la stanza, poi con alcuni accorgimenti e un po' di pazienza si sono tranquilizzate. Ora invece di strillare, quando entro a dar loro da mangiare, si buttano al volo dentro al nido e al massimo escono un poco con la testa per sbirciare le mie intenzioni.
P. picta roseifrons |
Come avrete già capito il termine "roseifrons" fa riferimento al capo di colore rosso fuoco, colore presente anche sul petto, mentre la gola è grigiastra, coda marroncina, remiganti azzurre, e resto del corpo verde.
La coppia |
Le Pyrrhura in genere possono essere molto prolifiche, con covate di anche 8 uova, sebbene in genere siano 4-5. L'incubazione dura sui 22-23 giorni, e le uova vengono deposte a giorni alterni e covate quasi da subito. Questo fa sì che i primi pulcini nascano con alcuni giorni di anticipo sugli ultimi, e quindi è normale vedere polletti in fasi differenti di crescita e grandezza. Se qualche ultimo pulcino rimane denutrito, o se semplicemente si vuole ottenere soggetti completamente addomesticati, si può optare per l'allevamento a mano. A questo scopo si possono usare i preparati presenti in commercio e utilizzare una siringa (senza ago ovviamente) per imbeccarlo.
Pulcino di Pyrrhura rupicola, allevato a mano con siringa |
Prima di dargli da mangiare bisogna assicurarsi che il gozzo si sia svuotato dalla precedente razione. Per la quantità da dare, sarà il polletto stesso a far capire quando è sazio. Di solito man mano che cresce si diminuisce il numero di razioni, ma si aumenta la quantità di cibo data. Da tre razioni al giorno passeremo quindi a due e in fine ad una al giorno, mentre il pappagallino comincerà gradualmente a mangiare da solo frutta e semi.
Particolare del "piumino" |
I piccoli sono implumi alla nascita, ma presto comineranno a presentare un fitto e soffice piumino. Man mano che crescono spuntano le prime penne, racchiuse inizialmente da un astuccio cheratinico che si aprirà facendole "schiudere".
Si formano le prime penne sulle ali |
I piccoli solitamente abbandonano il nido a quasi due mesi d'età, e saranno dipendenti dai genitori per qualche tempo finchè non sapranno mangiare autonomamente.
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Pyrrhura perlata coerulescens
Pyrrhura è un genere che consta di circa 20 specie, più le relative sottospecie, di conuri sudamericani. Di grandezza medio piccola, sono abbastanza facili da allevare anche in piccole voliere e gabbie (almeno un 60 x 60 x 60, ma ovviamente se più grande meglio), e rispetto altri psittaciformi sono poco rumorosi, con il quale sono tra i pappagalli che meno disturberanno se li dovremo tenere in un appartamento.
Mi sto cimentando nell'allevamento di due specie in particolare, la P. perlata coerulescens, e la P. picta roseifrons.
La specie perlata è originaria del nordest del Brasile, ama vivere in foreste primarie, caratterizzate da grandi alberi e poco sottobosco, dove si nutre di semi, noci, bacche, frutta, e in alcune epoche anche larve ed insetti. A causa del frazionamento ed isolamento delle popolazioni di perlata, si sono sviluppate 4 sottospecie, la perlata "perlata", perlata "lepida", perlata "anerythra", e infine le perlata "coerulescens".
Il colore principale è un verde acceso, che purtroppo nelle foto rende poco, la testa è castano-grigia con riflessi azzurri e, come altre Pyrrhura, la gola fino all'altezza delle orecchie presenta le piume disposte e colorate a sembrare delle squame. La coda è rossiccia, mentre la parte inferiore delle ali è di un bel rosso acceso. Le remiganti sono azzurre. Misura sui 25 cm.
Nelle gabbie e nelle vogliere è bene che siano sempre presenti i nidi. Questo non solo per la riproduzione, ma soprattutto perchè le Pyrrhura amano dormirci dentro e ci si infilano rapidamente se spaventate. Nel fondo si può mettere segatura, dopo averla lavata previamente per togliere la polvere e i residui più piccoli. Alcuni usano trucioli di torsoli di pannocchia, che però non ho mai usato per il momento.
Come potete vedere, sono presenti svariate piume e penne, segno che il nido è regolarmente utilizzato dai soggetti ed è ben accetto. I miei nidi sono ad apertura dall'alto, sebbene i più esperti in tema consiglino quelli ad apertura laterale, di modo che, se dovessimo aprire nel periodo di cova o di allevamento dei pulcini, gli animali si spaventerebbero di meno.
Mi sto cimentando nell'allevamento di due specie in particolare, la P. perlata coerulescens, e la P. picta roseifrons.
Pyrrhura perlata coerulescens |
La specie perlata è originaria del nordest del Brasile, ama vivere in foreste primarie, caratterizzate da grandi alberi e poco sottobosco, dove si nutre di semi, noci, bacche, frutta, e in alcune epoche anche larve ed insetti. A causa del frazionamento ed isolamento delle popolazioni di perlata, si sono sviluppate 4 sottospecie, la perlata "perlata", perlata "lepida", perlata "anerythra", e infine le perlata "coerulescens".
Pyrrhura perlata coerulescens, notare le sfumature azzurrognole |
Il colore principale è un verde acceso, che purtroppo nelle foto rende poco, la testa è castano-grigia con riflessi azzurri e, come altre Pyrrhura, la gola fino all'altezza delle orecchie presenta le piume disposte e colorate a sembrare delle squame. La coda è rossiccia, mentre la parte inferiore delle ali è di un bel rosso acceso. Le remiganti sono azzurre. Misura sui 25 cm.
La coppia, il maschio è quello in primo piano, mentre osserva attento le mie mosse |
Nelle gabbie e nelle vogliere è bene che siano sempre presenti i nidi. Questo non solo per la riproduzione, ma soprattutto perchè le Pyrrhura amano dormirci dentro e ci si infilano rapidamente se spaventate. Nel fondo si può mettere segatura, dopo averla lavata previamente per togliere la polvere e i residui più piccoli. Alcuni usano trucioli di torsoli di pannocchia, che però non ho mai usato per il momento.
Sopra il nido delle roseifrons, e nello scompartimento in basso quello delle coerulescens |
Come potete vedere, sono presenti svariate piume e penne, segno che il nido è regolarmente utilizzato dai soggetti ed è ben accetto. I miei nidi sono ad apertura dall'alto, sebbene i più esperti in tema consiglino quelli ad apertura laterale, di modo che, se dovessimo aprire nel periodo di cova o di allevamento dei pulcini, gli animali si spaventerebbero di meno.
Il nido utilizzato è lo stesso che si usa per le più comuni Nymphicus hollandicus, di cm 20 x 20 x 30h |
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domenica 28 novembre 2010
Ariocarpus agavoides
Comprai questa cactacea messicana un anno fa, insieme a un Ariocarpus retusus sui 5 cm di diametro. Dopo la secca invernale, le ho annaffiate ogni 20 giorni circa fino all'arrivo dell'estate, dove invece ho dato loro da bere solo 2 volte in 3 mesi. Le temperature sono state molto alte in agosto, con punte massime di 47 gradi. A causa di questo clima torrido accompagnato da venti caldi, molti dei miei cactus, specialmente le Lophophora, cominciarono a non assorbire l'acqua che le davo e si misero in uno stato di riposo simile a quello invernale. Verso metà settembre la situazione si è normalizzata con temperature decisamente più nella norma e tutte le piante hanno gradito le abbondanti annaffiate, ritornando allo stato vegetativo prima della pausa invernale.
Verso metà ottobre iniziò a spuntare un bocciolo dall' Ariocarpus agavoides, il primo fiore che ho ottenuto da questo genere (ho molti semenzali, ma solo due piante adulte). Pensavo che come in altri cactus, anche in questo caso il fiore sarebbe durato non più di due-tre giorni, invece con mia sorpresa è durato per più di una settimana, aprendosi tutte le mattine alla luce diretta del sole, per chiudersi nel tardo pomeriggio.
Ora ho una pianta innestata da 9 mesi, spero che per il prossimo anno sia abbastanza cresciuta da poter darmi del polline per incrociare le due piante. Posterò le foto in un prossimo post sulle piante innestate su Selenicereus e Trichocereus.
Verso metà ottobre iniziò a spuntare un bocciolo dall' Ariocarpus agavoides, il primo fiore che ho ottenuto da questo genere (ho molti semenzali, ma solo due piante adulte). Pensavo che come in altri cactus, anche in questo caso il fiore sarebbe durato non più di due-tre giorni, invece con mia sorpresa è durato per più di una settimana, aprendosi tutte le mattine alla luce diretta del sole, per chiudersi nel tardo pomeriggio.
Ora ho una pianta innestata da 9 mesi, spero che per il prossimo anno sia abbastanza cresciuta da poter darmi del polline per incrociare le due piante. Posterò le foto in un prossimo post sulle piante innestate su Selenicereus e Trichocereus.
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sabato 3 luglio 2010
Nuove piante da seme, 2010
1) Mestoklema arboriforme, che sta cominciando a fiorire dopo soli 6 mesi! Questa succulenta africana produce radici rizomatose, una volta che sarà maggiormente cresciuta si potranno scoprire parzialmente e darle una forma "a bonsai";
2)Ariocarpus bravoanus var. Nuñez;
3) Ariocarpus kotschoubeyanus var. elephantidens;
4) Astrophytum (ex Digitostigma) caput-medusae, scoperto quasi una decada fa. Notare la differenza tra innesto e innesto, il secondo è letteralmente esploso;
6) Whitesloanea crassa, imparentata strettamente con i pseudolithos, come loro viene del corno d'Africa, dalla Somalia, ed attualmente è completamente sconosciuto lo stato attuale in natura.
2)Ariocarpus bravoanus var. Nuñez;
3) Ariocarpus kotschoubeyanus var. elephantidens;
4) Astrophytum (ex Digitostigma) caput-medusae, scoperto quasi una decada fa. Notare la differenza tra innesto e innesto, il secondo è letteralmente esploso;
5)Lophophora alberto-vojtechii, una nuova specie scoperta un paio di anni fa in Messico, caratterizzata per le sue minuscole dimensioni, gli esemplari adulti infatti non superano di molto i 2-3 cm!
6) Whitesloanea crassa, imparentata strettamente con i pseudolithos, come loro viene del corno d'Africa, dalla Somalia, ed attualmente è completamente sconosciuto lo stato attuale in natura.
giovedì 1 luglio 2010
Marocco Marzo 2010
Alcune immagini di un rapido viaggio effettuato in Marocco in marzo. Tralascio le foto di moschee e città, invece qualche foto di animali e natura.
1) Assieme alle spezie più varie, molte delle quali adulterate (come tutto lo zafferano venduto), si vende ogni genere di pelli e animali, da tartarughe a camaleonti, vivi per il giardino e morti per la stregoneria e contro il malocchio.. Inoltre molte pelli di animali dell'Africa subsahariana, come pitoni, leopardi, zebre, antilopi, gazzelle etc.
2) Un povero dromedario in una macelleria di Féz
1) Assieme alle spezie più varie, molte delle quali adulterate (come tutto lo zafferano venduto), si vende ogni genere di pelli e animali, da tartarughe a camaleonti, vivi per il giardino e morti per la stregoneria e contro il malocchio.. Inoltre molte pelli di animali dell'Africa subsahariana, come pitoni, leopardi, zebre, antilopi, gazzelle etc.
2) Un povero dromedario in una macelleria di Féz
3) Rospo di circa 15 cm in un giardino di Marrakech
lunedì 12 aprile 2010
Lophophora diffusa var. koehresii, fruit and seeds
One month ago I pollinated some flowers of my two mature L. koehresii.
The fresh fruit is white-pink, and presents the dried rest of the flower.
The first fruit I obtain from my plants has 5 seeds only, I hope they will produce more fruits but I have to pollinate the flowers because they are inside home and under day-light neon (865) and only Lophophora williamsii can pollinate theme-self.
My koehresii plants are vigorous and produced 12-13 flowers from january, I buy theme from OrtegaCactus, a south-spanish nursery.
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martedì 2 marzo 2010
Scoperte nuove sette specie di orchidea nella Comunità Valenziana
Le piogge abbondanti e continue degli ultimi mesi hanno permesso la scoperta di sette nuove specie di orchidea del genere Ophrys. Nel levante spagnolo sono presenti circa 65 specie di orchidea, ma queste ultime non erano mai state descritte. I semi di Ophrys spagnole possono rimanere in dormienza anche per ventanni, fin quando condizioni climatiche opportune non permettano lo sviluppo di un fungo specifico, senza il quale i semi non potrebbero germinare. Grazie a questo particolare inverno ricco di pioggia, molte rare orchidee hanno avuto la possibilità di svilupparsi ed essere quindi notate dai botanici. La maggior parte di queste piante vivono nelle anse umide del letto fluviale del fiume Turia, e nel sottobosco delle pinete del Parco Naturale del Turia. Non ho ancora trovato foto attendibili, ma si dice che siano particolarmente belle al pari di quelle tropicali, ma caratterizzate da una grandezza di soli 15-30 centimetri.
Molte orchidee del genere Ophrys hanno fiori che vengono impollinati da insetti maschi, che le scambiano per femmine grazie a forme, colori e odori tipici. Alcune specie sono cosi selettive da essere impollinate da un solo tipo di insetto.
Molte orchidee del genere Ophrys hanno fiori che vengono impollinati da insetti maschi, che le scambiano per femmine grazie a forme, colori e odori tipici. Alcune specie sono cosi selettive da essere impollinate da un solo tipo di insetto.
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lunedì 22 febbraio 2010
Fiori di Bryophyllum
A dimostrazione dell'adattamento e della rusticità di alcune piante importate e ormai spontanee, ecco una florazione invernale di Bryophyllum spp.
Approffittando delle piogge invernali e delle temperature favorevoli, la fioritura si protrae per svariati giorni.
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